martedì 23 agosto 2011

Colla #4



24 Maggio 2007 COLLA

"Ti salverò dal mondo e da tutto quello che ti sta facendo impazzire. Coltiverò la tua follia e le darò il nome amore."
Per quanto io apprezzi Neruda, non sopporto più di ricevere messaggi al cellulare, con su scritta questa frase, ad intervalli più o meno regolari di due mesi, considerando pure che la cosa va avanti da più di due anni.
Sonia ha accettato la sua sessualità dopo aver trascorso ore e ore nello studio di un analista ed essersi conquistata una nuova etichetta da sfoggiare. Ancora qualcosa le manca, accettare che io ora cerchi un uomo, e che dopo avere conosciuto ed amato Germana, non tornerei ad un amore liceale.
Innervosita da Sonia, dagli sciocchi docenti universitari, e dalla settimana trascorsa a Siracusa, stanotte ho spogliato i muri dai vari poster e manifesti attaccati. Ho lasciato solo l'angelo robotico disegnato da Carlo. Ho raccolto e chiuso in uno scatolo di cartone candele e ninnoli vari.
La mia vita è spoglia e provo ad esprimere il mio stato d'animo attraverso la mia casa. Per meglio rendere l'idea, dovrei colorare le pareti di un blu forte, ma ciò non è possibile.
Devo ancora rispondere alle lettere del Prof. Viagrande, ansioso di ricevere mie notizie. Preoccupato per il mio silenzio, consapevole della causa, teme di poter ricevere notizia del mio suicidio. La sola idea suscita in me una grottesca ilarità. Povero Prof., lui che da dietro una cattedra spiegava Nietzsche ad una classe che proprio non voleva saperne.
La sua pupilla anarchica, ardimentosa, affatto studiosa ma, "arguta" (a detta sua), ora lo spinge ad una corrispondenza parsimoniosa o frenetica, in base a periodi e stati d'animo. Sembro mancargli nei periodi d'assenza, e ciò mi conforta almeno un po'.
Tornando alla notte passata a denudare pareti e a lavorare carta pesta, ora mi sento come se vi fosse colla ovunque. Ritagli di giornale e polvere e umidità mi restano attaccati addosso, sulle braccia, sulle mie cosce bianche e nude, sotto i miei piedi scalzi. Il laboratorio ha sembianze d'un campo di battaglia: sono io che lotto con la mia esistenza, schermandomi dietro bacinelle d'acqua e coccaina. Vani risultano i tentativi di non lasciarmi attaccare addosso l'esistere, con i suoi dolori compresi nel prezzo, pacco convenienza.
Colla, colla ovunque, colla sempre. Cerco di divincolarmi mentre la vita accartoccia le mie budella, mi annoda le dita, mi spintona lungo il corridoio di casa così vuoto, buio, con pareti immateriali tanto da farmi sentire su un'autostrada. L'inganno.
Credo di sentire marciare. Mandano delle truppe a salvarmi! No, è ancora l'esistere. Colla, colla ovunque, colla sempre. Anche in bocca, pastosa; negli occhi, socchiusi.
In questa Siracusa non resisto più, sopporto solo il mio appartamento, l'unico al quale sia davvero legata. I suoi muri non riparano il mio corpo, preservano la mia anima.
Ho ceduto alla tentazione di strani rituali ieri, subito dopo pranzo. Il desiderio di rivivere tempi passati è prevaricato sulla razionalità. Vecchi tempi, quando casa mia era soprannominata "la casa del popolo", luogo dove gustare un buon caffé dopo pranzo, o la tanto elogiata cioccolata calda pomeridiana, dove organizzare serate di cineDollforum il giovedì sera, parlare di politica, preparare pranzi domenicali per non meno di dieci persone (considerevole per una che come me detesta cucinare).
...
Negli ultimi tre anni, rivivendo Catania e godendo della sua vita notturna, qualcosa ancora celato in me è tornato, prendendo il sopravvento.
Andrò a sistemare la valigia, domani mattina prenderò il bus delle dieci per tornare nella mia città. Calze viola a rete, gonna nera e corta, corpino con scollatura eccessiva, stivali neri, polsino e cintura borchiati, smalto livido, borsa maculata bianco-nero mi attendono per una notte catanese di rum e vodka e opal nera, d'inutili incontri, di silenzi e false risate, di ultraquarantenni bavosi e volgari pronti a saltare addosso ad un minimo cenno, di compagnie casuali, di musica di merda nei locali, di punk-a-bestia del cazzo in ogni dove, di nazi mafiosi e violenti, inebetiti, ed io in viaggio, vagante, sola, inutile. ...I am the passenger and I ride and I ride I ride through the city's backsides I see the stars come out of the sky Yeah, the bright and hollow sky....

Guardo il mio braccio sanguinare, la mia mente cadere, il mio ventre incresparsi.. Colla, colla ovunque, colla sempre.
Si chiude il sipario. Musica!


Oh, the passenger
How, how he rides
Oh, the passenger
He rides and he rides
He looks through his window
What does he see?
He sees the sign and hollow sky
He sees the stars come out tonight
He sees the city's ripped backsides
He sees the winding ocean drive
And everything was made for you and me
All of it was made for you and me
'Cause it just belongs to you and me
So let's take a ride and see what's mine
Singing la la la la.. lala la la

Nessun commento:

Posta un commento