martedì 6 settembre 2011

A ogni male ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio. (Alexandre Dumas)


E' vero che non voglio sposarmi e che non mi sento ancora di avere figli ma, nessuna avrebbe mai potuto darti tutta la felicità di cui sono stata capace di colmarti la vita.
"Tu mi ami come mai nessun'altra donna ha mai fatto prima, come nessuna farà mai per me.".
Sapevo come renderti felice. Lo sai che sono speciale in tutto, rispetto alle altre.
Ciò che più mi fa male è scoprire che vivo meglio senza di te.


domenica 4 settembre 2011

"This is our decision, to live fast and die young."


La mia diplomazia fa a pugni col mio essere istintiva. Me lo sono ripetuto appena stamattina, dopo un'acchiappata furibonda con mio padre.
Mio padre cerca, fuori tempo massimo, di recuperare il rapporto che non abbiamo mai avuto, e non mostra grandi capacità nel farlo. Resto comunque sbalordita dai suoi buoni intenti.
Io sono "sbagliata, da sempre, si vedeva sin da quando ero molto, molto piccola". Sarà.
Il massimo su cui riesca ad interrogarmi, quando penso al mio futuro, è: "Che ho da mangiare per stasera a cena?".
Io vivo alla giornata, perché non riesco a fare altrimenti. E devo avere seri problemi se la gente intorno vede la cosa come un dramma, mentre io non riesco a capire dove risieda realmente il nocciolo della questione.
La mia vita è il nulla totale, agli occhi di molti: non sono laureata, non ho un lavoro fisso, non ho una casa mia, non sono fidanzata, non ho figli... Mentre io, invece, con filosofia, mi sento molto la versione femminile, magari meno sbandata, di Drugo Lebowski, intenta a farmi risarcire un tappeto orrendo che però a me piaceva un casino.
"Tu non capisci qual è il vero problema ", per me, il vero problema è che non trovo un ragazzo decente che valga la pena d'infilare nel mio letto (a che serve avere così tanti corteggiatori se poi non me ne piace nessuno?) e che non ho modo di godermi la vita tanto quanto vorrei.
Ho 29 anni suonati e mi piace ancora angosciarmi per libri deprimenti attraverso la lettura dei quali dare sfogo a tutto il mio bisogno di empatia con scrittori morti, passare le ore notturne a cercare e ricercare cose inutili in giro per la rete, rammaricarmi per non avere imparato a dipingere, fissare il soffitto fantasticando su solo-dio-sa-cosa, passeggiare a vuoto per la città, entusiasmarmi per i successi degli altri e per il fermento del Teatro Valle Occupato.
Quando si fa l'ora, me ne vado a lavoro, con la mia solita aria alla Pippi Calzelunghe ed un sorriso sulle labbra; quando mi ricordo faccio anche la spesa, e se mi dimentico c'è pur sempre il kebabbaro vicino casa.
Mi sono messa in testa di ricominciare a tenere un blog. Qualcuno accorra, cerchi di dissuadermi, vi prego.
Io sono l'insoddisfazione fatta persona, oltre essere una perfezionista maniacale.
Ora, ditemi, se vi riesce: come può, una come me, fare video per YouTube e gestire un blog personale?
"Ostriche e ostetrici" era la prova di quanto ho appena scritto: non era un blog, non sapevo renderlo un semplice blog.
Tutto. Volevo metterci dentro tutto.
Fra teatro, letteratura, musica e chi più ne ha, più ne metta, il mio blog non si limitava allo sfogo sporadico di una 23enne, ma si era trasformato in un vero e proprio lavoro. Indimenticabili le ricerche forsennate per rendere degni di nota i post su Vincenzo Pirrotta e sulle sculture di Giacometti.
Ho sempre desiderato di saper scrivere bene, un italiano impeccabile e milioni di idee innovative e trovate espressivo-poetiche uniche e di classe ma, dire che sono negata è riduttivo.
Il punto, diciamolo, è che io vorrei scrivere come Rilke, e non come Moccia: non mi accontenterei.
I primi a seguire i miei video su YouTube hanno notato soprattutto l'inquadratura. Beh, il mio intento è proprio quello di vedere quanto oltre arriviate. Perché ho scelto proprio quell'inquadratura? Semplice, perché me lo posso permettere. Armi di distrazione di massa, altresì dette tette.
Crescerò, domani. Ma domani.
Per il momento, vado a caccia di un'emozione unica ed irripetibile, come ogni emozione possibile. :)


Il tempo si perde, si trova, si allunga, si accorcia
si accumula, si divide, si guadagna, si perde
non c'è altro da fare
che perdersi nel proprio tempo
con intelligenza
(G.L.Ferretti)


venerdì 2 settembre 2011

dal mio Ostriche e Ostetrici #5


Acidità siracusane. Che adorabile testa di cavolo che ero. XD


17 Giugno 2007

Un mio collega, in aula, mi vede seduta, braccia conserte e fogli da schizzo davanti, lo sguardo perso nel vuoto. Si avvicina e mi chiede:
"Che fai?",
"Faccio quello che fate tutti.", guardandolo di scorcio,
"Cioè?", affatto incuriosito,
"Aspetto di morire.", scendendo i piedi dalla sedia sulla quale li avevo poggiati e riprendendo a disegnare.
Mi diverte rendermi antipatica a quelle teste di cazzo di universitari di cui, a malincuore, anch'io faccio parte.
La mia non è misantropia: non odio tutti gli esseri umani, solo gran parte di essi.
Ammetto quanto i miei colleghi di facoltà siano dei privilegiati a godere a pieno della mia nausea.
A Catania ci sono molti universitari interessanti. Si vede che i particolarmente idioti siano destinati ad arrivare alla facoltà di architettura di Siracusa, considerando il vasto campionario di cui disponiamo.
[...]
Come faccio ad aprire loro gli occhi e ad istigarli a sfidare loro stessi?
Aprire loro gli occhi?! Dovrei essere io ad aprire loro gli occhi?!? E chi sono, Dio??? (...Cazzo, non sono Dio????? O_o)



Apri gli occhi, un mattino. Ci sei. Ci sei ancora.
In genere, la mattina ti svegli pensando: "Cazzo, esisto ancora. Stamattina mi sono svegliato, ancora una volta..", con una sensazione a metà strada tra delusione e rassegnazione.
E' un dolore che, giorno dopo giorno, ti ritrovi a dover accettare, e ad ogni risveglio quel dolore è immacolato e vergine.
Ci si abitua alla vita, ma non a doverne subire l'inizio ogni sacrosanta mattina.
(14 Marzo 2007 - dal mio Ostriche e Ostetrici)


giovedì 1 settembre 2011

molto-ma-non-tutto


Maggio 2011

Al pub. Un qualsiasi pub. Un ragazzo si avvicina a me, ed io lo lascio avvicinare. E' passata un'ora, quando lo lascio avvicinare "di più", anche troppo. E’ sfacciato, ed io decido di stare al gioco.
Mi parla, sorride, fa il figo. Bello, è proprio bello. E non me ne frega un accidente.
Notare le mie autoreggenti, lo aveva già fatto: sedendomi, la gonna era salita abbastanza, tanto quanto è giusto che salga per mostrare molto-ma-non-tutto. Ma se lo sguardo arriva sino alle autoreggenti, ora la sua mano arriva ad un perizoma sottile quanto il filo interdentale.
Lui, dopo un’espressione di sorpresa, si sente sicuro di sé, pensando che il dado sia tratto.
Mi dico, <Ma che vuoi da me?>, lui è bello, ha 22 anni e delle belle mani, gli occhi furbi ma non intelligenti. E’ anche lui del sud. Beh, un romano non avrebbe osato così tanto.
Non ho capito come mai anche lui sia solo. Mi ha parlato per un’ora ma, nulla delle cose che mi ha detto ha destato la mia attenzione al punto da ascoltarlo.
Mi dico, di nuovo, <Ma che sto facendo?>, lui non capisce perché la mano sotto la gonna sì, ma baci sulla bocca no. <Non vedi che mi sto prendendo gioco di te, che stai qui, bavoso come un cane, per un paio di tette grosse e delle autoreggenti?>, lo penso, lo taccio.
Faccio due conti rapidi, se torno a casa per togliermi le voglie da sola, gli ortaggi che ho in frigo, fra due ore mi creeranno molti meno problemi che non se mi faccio una sveltina con lui solo per la rabbia che stasera mi ha spinto a venire in questo locale e a lasciare avvicinare troppo questo ragazzo.
Il momento non è più quello giusto per dirgli <Sai, non m'interessano le scopate casuali>, non sarei credibile.
Ho finito il drink, avevo già pagato prima, mi prendo la borsa e me ne vado.
Cerco un altro pub in cui sedermi e bere ancora.
Nel frattempo, continuo a pensare a quel ragazzo. E' solo uno di questi tanti che, guardandomi camminare per strada, mi lasciano gli occhi addosso. Dato che di casini per la testa ne ho già abbastanza, scelgo di metterci su anche un bel carico di riflessioni retoriche.
Tutti questi bei maschietti, capaci di eccitarmi e di disgustarmi al contempo, hanno la malata convinzione che il loro pene, duro a dovere, entrando ed uscendo freneticamente tra le mie cosce ben spalancate, possa risultare eccitante, orgasmico. In un'epoca di veline ed escort, si è indotti a pensare che questo basti.
Belli. Sì, ma hanno bisogno solo di un'anoressica dai finti gemiti, ed una donna come me è troppo per loro: le tengo per me, le mie voglie, non ve le meritate.
<Non mi serve che tu sia vestito griffato, se poi non hai gusto. Non mi servono grandi prestazioni, se poi non hai passione. Difficile da capire, vero?> è l'ultima frase con cui penso al ragazzo del pub.
Mi piacciono i ragazzi che sanno muovere le loro mani sul mio corpo ma, la maggior parte sono degli imbranati. Hanno di certo più esperienza di me, eppure non sanno farci.
Io, invece, quando voglio so vendere bene quello che non sono, ma se ti avvicini troppo, potrei morderti.
Niente altro pub, niente altro drink. Necessito di aria, passeggio. Arrivo a San Silvestro e salgo sull’80 per tornarmene a casa, dove potermi fare accarezzare da una canzone.
La scorsa notte, ho sognato un ragazzo capace di sorrisi sinceri, aveva occhi profondi, ed il coraggio di essere sé stesso; non usava con me la sua bellezza fisica, né i suoi soldi, o la sua fenomenale carriera artistica, né il suo essere un discografico: aveva di meglio da offrirmi. Ho sognato… Ho sognato.


http://www.youtube.com/watch?v=zSid6BsP05s&feature=related


Il primo che venne fu un tale del Kent:
aveva tutto quel che occorre a un uomo.
Un altro era padrone di tre navi
e un terzo era pazzo di me.
Ed avevano soldi
ed erano educati
e, festa o no, puliti e profumati
e sapevano come si parla a una signora.
E a tutti io dissi un bel no.
Un po' di contegno, mia cara,
e serbare distanze.
D'accordo, sì, notte con la luna in cielo,
d'accordo, la barchetta prese il largo.
Ma non diedi altre speranze.
Quello che conta è non lasciarsi andare,
dimostrarsi fredde e dure.
Tante cose potevano avvenire
ma ogni volta la mia bocca disse: No.

da L'Opera Da Tre Soldi di Brecht