giovedì 1 settembre 2011

molto-ma-non-tutto


Maggio 2011

Al pub. Un qualsiasi pub. Un ragazzo si avvicina a me, ed io lo lascio avvicinare. E' passata un'ora, quando lo lascio avvicinare "di più", anche troppo. E’ sfacciato, ed io decido di stare al gioco.
Mi parla, sorride, fa il figo. Bello, è proprio bello. E non me ne frega un accidente.
Notare le mie autoreggenti, lo aveva già fatto: sedendomi, la gonna era salita abbastanza, tanto quanto è giusto che salga per mostrare molto-ma-non-tutto. Ma se lo sguardo arriva sino alle autoreggenti, ora la sua mano arriva ad un perizoma sottile quanto il filo interdentale.
Lui, dopo un’espressione di sorpresa, si sente sicuro di sé, pensando che il dado sia tratto.
Mi dico, <Ma che vuoi da me?>, lui è bello, ha 22 anni e delle belle mani, gli occhi furbi ma non intelligenti. E’ anche lui del sud. Beh, un romano non avrebbe osato così tanto.
Non ho capito come mai anche lui sia solo. Mi ha parlato per un’ora ma, nulla delle cose che mi ha detto ha destato la mia attenzione al punto da ascoltarlo.
Mi dico, di nuovo, <Ma che sto facendo?>, lui non capisce perché la mano sotto la gonna sì, ma baci sulla bocca no. <Non vedi che mi sto prendendo gioco di te, che stai qui, bavoso come un cane, per un paio di tette grosse e delle autoreggenti?>, lo penso, lo taccio.
Faccio due conti rapidi, se torno a casa per togliermi le voglie da sola, gli ortaggi che ho in frigo, fra due ore mi creeranno molti meno problemi che non se mi faccio una sveltina con lui solo per la rabbia che stasera mi ha spinto a venire in questo locale e a lasciare avvicinare troppo questo ragazzo.
Il momento non è più quello giusto per dirgli <Sai, non m'interessano le scopate casuali>, non sarei credibile.
Ho finito il drink, avevo già pagato prima, mi prendo la borsa e me ne vado.
Cerco un altro pub in cui sedermi e bere ancora.
Nel frattempo, continuo a pensare a quel ragazzo. E' solo uno di questi tanti che, guardandomi camminare per strada, mi lasciano gli occhi addosso. Dato che di casini per la testa ne ho già abbastanza, scelgo di metterci su anche un bel carico di riflessioni retoriche.
Tutti questi bei maschietti, capaci di eccitarmi e di disgustarmi al contempo, hanno la malata convinzione che il loro pene, duro a dovere, entrando ed uscendo freneticamente tra le mie cosce ben spalancate, possa risultare eccitante, orgasmico. In un'epoca di veline ed escort, si è indotti a pensare che questo basti.
Belli. Sì, ma hanno bisogno solo di un'anoressica dai finti gemiti, ed una donna come me è troppo per loro: le tengo per me, le mie voglie, non ve le meritate.
<Non mi serve che tu sia vestito griffato, se poi non hai gusto. Non mi servono grandi prestazioni, se poi non hai passione. Difficile da capire, vero?> è l'ultima frase con cui penso al ragazzo del pub.
Mi piacciono i ragazzi che sanno muovere le loro mani sul mio corpo ma, la maggior parte sono degli imbranati. Hanno di certo più esperienza di me, eppure non sanno farci.
Io, invece, quando voglio so vendere bene quello che non sono, ma se ti avvicini troppo, potrei morderti.
Niente altro pub, niente altro drink. Necessito di aria, passeggio. Arrivo a San Silvestro e salgo sull’80 per tornarmene a casa, dove potermi fare accarezzare da una canzone.
La scorsa notte, ho sognato un ragazzo capace di sorrisi sinceri, aveva occhi profondi, ed il coraggio di essere sé stesso; non usava con me la sua bellezza fisica, né i suoi soldi, o la sua fenomenale carriera artistica, né il suo essere un discografico: aveva di meglio da offrirmi. Ho sognato… Ho sognato.


http://www.youtube.com/watch?v=zSid6BsP05s&feature=related


Il primo che venne fu un tale del Kent:
aveva tutto quel che occorre a un uomo.
Un altro era padrone di tre navi
e un terzo era pazzo di me.
Ed avevano soldi
ed erano educati
e, festa o no, puliti e profumati
e sapevano come si parla a una signora.
E a tutti io dissi un bel no.
Un po' di contegno, mia cara,
e serbare distanze.
D'accordo, sì, notte con la luna in cielo,
d'accordo, la barchetta prese il largo.
Ma non diedi altre speranze.
Quello che conta è non lasciarsi andare,
dimostrarsi fredde e dure.
Tante cose potevano avvenire
ma ogni volta la mia bocca disse: No.

da L'Opera Da Tre Soldi di Brecht 

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