domenica 18 agosto 2013

L'età forSe


13 maggio 2013. Ecco un altro compleanno.
Un anno fa, festeggiai il mio ingresso in una nuova personale Era, con entusiasmo ed esaltazione.
Un anno fa, però, non avevo ancora preso coscienza di quanto fossi davvero all'inizio di una nuova esistenza incredibile.
Miglioramenti nello studio? No. Miglioramenti a lavoro? Men che mai.
"L'età forte" di Simone de Beauvoir.
Questa lettura non mi ha entusiasmato, e sin dall'inizio mi ha dato un fastidioso senso di pollaio, perfetto per pettegole d'altri tempi. Utilissima però è stata la narrazione di quello che era la Francia negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Ho iniziato la sua lettura quando stavo riguardando a ritroso, con autocritica e stupore, al mio passato.
Per cinque anni, avevo guardato solo al presente con Max.
Il 2012, a seguito del dovuto distacco, è stato l'anno in cui ho cominciato a riaffacciarmi al passato.
Riuscire a tornare indietro alla disperazione della mia famiglia, agli anni a Siracusa, a Denim, agli anni con Max, è un miracolo che non mi aspettavo ma, ancor più, che non cercavo.
Invece, adesso che è avvenuto, mi sembra che questo miracolo inatteso fosse necessario per poter davvero guardare avanti, e non solo fingere di farlo. Lasciarsi alle spalle gli avvenimenti passati, non vale quanto il voltarsi indietro ad osservarli, con calma, con cura.
Riguardo ai miei ventanni come ad una ragazza che ho conosciuto e che non vedo da tanto tempo.
Mi sono fatta dei pianti liberatori, ripensandoci, come a voler piangere tutte le lacrime che non avevo sfogato in quegli anni.
A ventanni volevo scrivere poesie, dipingere, fare rivoluzioni e rivolte popolari, volevo condividere con Denim il nostro amore per il Partito (comunista), per la musica etnica e per la Francia, volevo vivere libera dalle imposizioni che la società iniziava a presentarmi sempre più insistentemente e sempre con maggiore pressione.
Se avessi letto "L'età forte" in quegli anni, forse mi sarebbe anche potuto piacere.
Leggendolo oggi, invece, non sono riuscita per nulla a riconoscermi in lei (io e lei, il giorno con la notte... beh, anche altre epoche, ed io una testa calda come poche ce n'erano a piede libero) e ho avuto conferma di tutti i dubbi avuti su Sartre, sulla sua figura, personalità, pensiero. Io, ancora innamorata alla follia di certi suoi scritti, ho sempre trovato contraddittorietà in lui.
Beauvoir fa apparire sé stessa come una sciocca innamorata, accondiscendente (pur negandolo durante l'intero scritto), priva di una vera personalità, che viveva all'ombra dell'uomo che amava, sottomettendosi anche a patti a cui cedeva pur di non perderlo. Sarà una distorsione dovuta alla traduzione, così come accade per altre opere? Chissà. Farò bene a leggere altro di lei, per potermi fare un'idea della Scrittrice, senza esser costretta ad affidarmi a critiche di terzi. Sperando di poter essere all'altezza di capirla, tutt'al più. La contestualizzazione, come sempre, giocherà un ruolo fondamentale.
Ad ogni pagina letta, affioravano alla mia mente ulteriori differenze tra la me ventenne e la me attuale.
C'è una riflessione della scrittrice, nella prima parte della biografia, che coincide con una constatazione che facevo io stessa, di recente: avere un abbonamento annuale per i mezzi pubblici di Roma, è una cosa di estremo valore, ed una vera e propria fortuna, poiché posso gironzolare quanto mi pare e trascorrere delle splendide giornate da vera turista anche quando non ho il becco di un quattrino in tasca. Roma, la mia stupenda amatissima Roma, ha bellezze sconfinate e gratuite, se solo si ha la volontà di scovarle ed andarle a visitare.
L'età forSe, è così che definirei i ventanni, miei e della Beauvoir.



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