martedì 26 novembre 2013

La grande bellezza


La Grande Bellezza, di Paolo Sorrentino.
Ho sentito giudizi fortemente contrastanti su questo film. Ho anche appena finito di leggere "Viaggio al termine della notte", non perché venga citato nel film... perché la Beauvoir in "L'età forte" scrive che, sia lei che Sartre lo apprezzarono molto, ed ora che l'ho letto riconosco che sia stato uno dei romanzi più belli che abbia letto negli ultimi cinque anni.
Tornando al film, devo dire che a me è piaciuto, che trovo non sia un Grande Film, ma un film bello da vedere. Ho anche pianto quelle due o tre volte, ma diffido io stessa del mio giudizio troppo positivo poiché mi sono sentita coinvolta, a più riprese. Non sono imparziale.

In fondo, di solito preferisco sempre proporre l'Opera, senza troppo condirla di commenti: la prendo, la metto lì, alla mercé di tutti, per chi vuole conoscerla, per chi vuole approfondirla, per chi preferisce ignorarla. Gli iLike non servono alla Bellezza, né al Pensiero.
Le musiche sono state uno degli aspetti del film che principalmente mi hanno conquistata, oltre al commuovermi incessantemente soprattutto durante i titoli di coda.

"La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare", mi sento fortunata, ultimamente, o meglio mi rendo conto di quanto sia fortunata, pur passandomi spesso inosservato che ho un'indole adorabile, da leggersi "che io adoro per me"; non perdete mai il vostro tempo dietro a ciò che non vi va di fare, la vita è una sola, e fugace, non c'è troppo spazio per le cose che piacciono a metà.
E poi, sempre tornando a parlare del film, ci risiamo, Lei, sempre Lei, la mia Roma. Non è comprensibile neanche a me il legame che sento con questa città, che si è intrufolata nel mio cuore sin dalla prima volta che venni in viaggio, alla ricerca di informazioni per l'università, il lavoro, gli affitti.
Di recente, ho superato ogni limite; quando una signora mi ha chiesto se vivessi a Roma, ho risposto "Io sono di Roma".
Mi dicevano, anni fa, che fossi una strega, perché stregavo e non lasciavo più serenità in chi mi aveva conosciuta e in coloro che avevo ammaliato, restavo dentro e non sapevano perché. Ecco, sarà per legge del contrappasso ma, Roma è la mia strega.

Guardando il film, mi sono tornati alla mente gli anni in cui passavo le notti a misurare le città d'Italia a passi lunghi e lenti, osservando e respirando gli istanti che si susseguivano nell'aria, nell'esistenza apparentemente silenziosa e buia; che gran rumore fa il mondo quando dorme, se hai la capacità di sentirlo. La mia solitudine, così violenta, immonda, nefanda, mi ha regalato cose che in pochi al mondo hanno la fortuna di conoscere.
Il figlio di Quasimodo, Alessandro, proprietario di una piccola casa editrice, mi propose, un tempo, attraverso un mio amico scrittore, di pubblicare una serie di miei racconti, scritti e poesie, composizioni inconsapevoli degli anni delle mie passeggiate notturne. Che idiozia, come stare in compagnia di persone con cui non c'è nulla da dirsi.
Quando sono a Roma, mi sento come se fossi vissuta qui in un'altra vita e ne avessi ancora ricordo. Sia chiaro, non so se credo nelle altre vite, o nella rincarnazione, o quelle cose lì. Credo nell'appartenenza, però.

"Finisce sempre così, con la morte. Prima però c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla...
È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura, gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, bla bla bla bla...
Altrove c’è l’altrove, io non mi occupo dell’altrove, dunque che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco."


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