Un uomo che non comprende e non apprezza le cose che amo,
non sarebbe mai all'altezza di comprendere e apprezzare me, e di capire quanto
sia preziosa e rara.
Vado all'internet point di due miei cari amici. Un uomo mi
avvicina, cerca di darmi chiacchiera. Tra una cosa e l'altra, fotocopie di qua,
invio in stampa di là, rispondo sorridente ma distratta alle sue domande. Avendo
relativa importanza, vi dico sommariamente che, il tipo che mi dà chiacchiera,
si offre di accompagnarmi in centro, avendo detto io di stare andando in biblioteca a ritirare
un libro. Penso tra me e me che la cosa mi diverte, e gli permetto di
accompagnarmi.
E' laureato in scienze politiche, ha lavorato in ambito
archivistico e nelle biblioteche, ha seguito degli studi molto interessanti di
linguistica, ha lavorato in ambito cinematografico, parla perfettamente
francese, è noioso proprio come piace a me. Se può fare, posso concedergli di
conoscermi e la mia compagnia per qualche ora. Ecco così che me lo ritrovo come
cagnolino a seguito. Io adoro gli uomini-cagnolino a seguito.
Ad un certo punto, dopo avere già avuto sentore di quanto
fosse bigotto e ottuso (40 anni portati così così), mi scivola sul Gattopardo:
inizia ad elogiarlo, elencando tutti gli aspetti possibili, rimarcando il suo
apprezzamento per lo stile impeccabile, la forma, l'italiano. Non lo avesse mai
fatto. Tra l'apparire e l'essere, evidentemente lui è per l'apparire: la forma
impeccabile, non fa di un libro un buon libro.
Se mi elogi "Il gattopardo", tesoro mio, stai pur
certo che non sei un uomo al quale potrei interessarmi.
Di lì in poi, è stato tutto uno scivolone continuo: non
conosce il teatro dato che non lo ha mai interessato più di tanto, non conosce
la musica elettronica e non sa bene a cosa io mi riferisca con i termini
"electro" e "sperimentale", i Pink Floyd gli piacciono più
di Zappa in assoluto anche se afferma di non avere mai sentito nulla di Frank
Zappa ma sa che i Pink Floyd sono il massimo e sicuramente anche più di Zappa, non
ha mai sentito nominare Von Trier e Artaud, mi dice che in una donna quel che
conta è la classe anche se tra le sue storie ne vanta una con una americana ed
una con una russa (che sono tutte delle lavandaie... quindi,
traducendo, quel che conta sono i vestiti succinti, ecco cosa lo ha attratto
di me), la bellezza la considera una cosa oggettiva, e chi più ne ha, più ne
metta.
Mentre parlavamo di me, intuisce che ho un debole per
l'India, e senza che io avessi neanche accennato al voler fare un viaggio in
India, mi dice: "Non è che stai pensando di fare un viaggio in India? Ti
prego, no, non ci andare, che ci vai a fare?", a parte la troppa
confidenza e l'invadenza, era solo l'ennesimo modo per mettermi, verbalmente,
dei limiti e per confermare i suoi. Ha parlato tutto il tempo con negazioni,
vive di negazioni: "non è possibile... non lo fare... non mi piace... no
no no", asfissiante, una martellata sui coglioni è più sopportabile,
soprattutto per me che da due anni faccio un duro lavoro su me stessa per
uscire dal loop delle negazioni verbali.
Da una sua analisi, dice che io sono una ragazza troppo
mentale, che la mia testa lavora troppo e troppo velocemente (e quand'è che mi
raggiungeresti mai, tu?), dice che sono un personaggio eccentrico ("tu
invece sei buono per il museo, nella sezione Paleolitico", penso tra me e
me), che ho troppe stranezze e particolarità, che sono troppo diversa dalle
altre ragazze della mia età per poter pensare che io sia sincera, e il tutto gli sembra pensato
ad hoc, gli sembro un personaggio ben progettato.
Mi ha detto che sembravo una ragazzetta semplice da avvicinare e
che invece ora gli sembro del tutto inavvicinabile.
Pensare che si stava per giustificare con me per i suoi
capelli che stanno cominciando ad ingrigirsi; l'ho stroncato dicendogli che,
"in generale, sono proprio i capelli a non piacermi tanto, mi piacciono i
calvi".
Il grado di cultura di una persona m'interessa
relativamente ma, l'intelligenza e l'apertura mentale sono due cose dalle quali
non si prescinde. Nulla è peggio di un mulo indottrinato.
Mentre scrivo, ascolto "Fahrenheit fair enough"
dei Telefon Tel Aviv, alla faccia sua, e di tutti quelli come lui.
In biblioteca ho preso "Viaggio al termine della
notte" di Louis-Ferdinand Céline; lui dice che sprecherò il mio tempo a
leggere questo mattone ma, gli ho chiesto, lui non lo ha mai letto. =)